NEROdistinto e i suoi tessuti: 6 punti per capire la moda Total Black

La selezione dei tessuti per NEROdistinto è stato frutto di una ricerca durata mesi, tra fiere del settore, perlustrazioni nei distretti tessili più interessanti (Como, Gallarate-Busto Arsizio, Prato, etc.) e visite mirate a show room.

1. Il Nero non si improvvisa

La selezione dei tessuti per NEROdistinto è stato frutto di una ricerca durata mesi, tra fiere del settore, perlustrazioni nei distretti tessili più interessanti (Como, Gallarate-Busto Arsizio, Prato, etc.) e visite mirate a show room. Di tessuti neri ne abbiamo toccati e accarezzati a centinaia: pizzi, sete, cotoni, rasi… Morbidi. Confortevoli. Avvolgenti. Ci siamo domandate: “Stringeranno? O scivoleranno con dolcezza? Si stropicceranno? E d’estate, ci terranno fresche? Ma soprattutto, come vestiranno?”. Siamo state sommerse da tonnellate di campioni che con pazienza certosina abbiamo suddiviso per tipologia, peso e lavorazione, dando vita a un “Archivio del Nero” super organizzato. Ora, i più bei tessuti “only black” in circolazione non hanno più segreti per noi.

2. Fibre naturali? Yes, please!

A NEROdistinto piacciono i tessuti neri di provenienza italiana, preferibilmente naturali perché assicurano un equilibrio termico ideale, proteggendoci sia dal freddo che dal caldo. Le fibre naturali infatti “respirano con noi” consentendo alla nostra pelle di traspirare e donandoci una piacevole sensazione di comfort. In più i tessuti naturali hanno altre caratteristiche peculiari: durano di più, richiedono meno lavaggi e non puzzano. Sì, perché le fibre naturali assorbono  l’umidità limitando il proliferare dei batteri, responsabili dei cattivi odori. Dunque, per le nostre collezioni precedenza ai tessuti naturali. Seguiranno quelli riciclati, a basso impatto ambientale o con fibre artificiali di ultima generazione come la viscosa, creata in modo responsabile a partire da materie prime naturali. Infine, per i pochi materiali sintetici (come le paillettes) utilizzeremo fodere di qualità (ma non in poliestere) in modo che la pelle di voi Black Lover possa traspirare naturalmente.

3. La moda del futuro? Sempre più circolare

È un dato di fatto: la moda usa e getta sta decisamente passando di moda e le normative europee si preparano a cambiare le regole del gioco. Entro il 2030 anche il settore tessile dovrà abbracciare l’economia circolare, impegnandosi a rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili, riciclabili e privi di sostanze pericolose. L’industria tessile infatti è la seconda industria più inquinante al mondo dopo quella petrolifera con un impatto ambientale davvero critico, tra il forte consumo di acqua dolce, le emissioni di gas serra e l’ingente produzione di rifiuti tessili dovuti alla scarsa qualità dei prodotti e alla distruzione dell’invenduto.

4. Sustainability is cool!

Sul fronte della sostenibilità noi di NEROdistinto siamo allineate: prediligiamo tessuti neri di qualità provenienti da produzioni di brand di lusso, opportunamente rinnovati a livello di finiture, tinture, styling. Tessuti certificati a cui viene dato nuovo valore grazie a un approccio completamente circolare. In più favoriamo buone pratiche come il preorder – che ci permette di evitare il più possibile giacenze in magazzino e modelli invenduti – e siamo impegnate nel creare collezioni mirate con capi durevoli e trasversali, ben abbinabili tra loro grazie al Mix & Match.

5. Slow Fashion batte Fast Fashion

La moda veloce è quella che ha dominato negli ultimi decenni, promossa da grandi gruppi dell’abbigliamento: oltre 50 collezioni l’anno per ogni singolo marchio e capi di qualità scadente proposti a prezzi molto bassi. Le conseguenze? A livello ambientale, tonnellate di rifiuti tessili generati dalla qualità cheap e dalle ingenti quantità di invenduto. A livello sociale, manodopera sottopagata in paesi in via di sviluppo dove si produce, per avere costi ridottissimi. Noi di NEROdistinto sosteniamo la filosofia della “Slow Fashion” che invita tutti a scelte consapevoli per il proprio guardaroba. Dunque, preferenza data a quei capi di buona fattura che ci valorizzano e che pensiamo potremo utilizzare a lungo. O ancora, attenzione a quei brand – anche piccoli, di produzione artigianale – che assicurano qualità, etica e durevolezza dei capi stessi. In sintesi, una moda lenta, da assaporare giorno dopo giorno. Nel tempo.

6. CPW: la formula magica per fare buoni acquisti

Hai visto quella gonna in tulle che ti fa letteralmente impazzire? Siamo felici per te. Ma prima di “strisciare” la tua carta o cliccare su “Acquista”, ti suggeriamo di calcolare il CPW. CPW è l’acronimo di Cost Per Wear e si ottiene dividendo il costo del capo per il numero di volte che approssimativamente lo indosserai prima di dismetterlo. Per esempio, se la gonna – di buona qualità – costa 250 € e tu prevedi di indossarla circa 25 volte all’anno per 2 anni, il CPW corrisponde a 5€. Il CPW è interessante perché “sfata” dei miti. Uno dei più resistenti è pensare che gli acquisti “fast fashion” siano sempre convenienti. Non è mica detto! Sì, perché se acquisti d’impulso una t-shirt del valore di 20€ ma che alla fine indosserai solo 2 volte, il CPW è di 10€, ergo il doppio del CPW della gonna in tulle. Tutto questo a segnalare che il prezzo non deve essere l’unico criterio di scelta ma anche la qualità del capo, la sua durevolezza e quanto lo sfrutterai per i tuoi outfit.

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